Carlo, primo magionese a donare Plasma Iperimmune: “Esperienza emozionante, è stata l’unica cosa ‘positiva’ del Covid-19”
La pandemia non ha fermato la solidarietà della comunità magionese, messa a dura prova dalla seconda ondata di contagi, in cui il paese è stato fortemente colpito. Rispetto alla scorsa primavera infatti, i numeri si sono moltiplicati a dismisura, la somma di coloro che hanno contratto il virus (attualmente positivi, deceduti e guariti) è arrivata ormai a sfiorare le 400 unità, con quasi 2000 persone che sono state costrette ad isolamento. Nelle ultime settimane, molte persone hanno contattato Avis per avere informazioni sulla donazione di plasma iperimmune, terapia sperimentale che prevede il trasferimento degli anticorpi dei guariti a pazienti affetti da Sars-Cov-2, pratica per la quale si nutrono speranze incoraggianti nella lotta al Covid-19. I requisiti sono specifici e precisi: è necessario eseguire prima un’analisi dedicata, volta ad accertare lo stato di salute e quantificare il livello di anticorpi presenti nell’organismo, a seguito della quale il medico valuta l’idoneità alla donazione. A Magione, la prima donazione di plasma iperimmune è stata di Carlo Canalella, che dopo essere guarito da Covid-19 ha deciso ad ottobre di diventare donatore di sangue; la sua prima volta, dopo colloquio con il personale medico del Sit di Perugia, è stata colorata di giallo: “All’inizio quando gli infermieri del Centro Trasfusionale dissero che il medico mi voleva parlare, ho temuto che non avrei potuto donare, invece quando sono entrato in ufficio la Dottoressa, persona estremamente disponibile e gentile, ha cominciato a spiegarmi che nonostante fossi stato colpito da Covid-19, avrei potuto candidarmi a donare plasma iperimmune, per aiutare le persone che ora giacciono su un letto di ospedale. Mi disse che il plasma iperimmune è un’arma importante che può aiutare tante persone, ma che non tutti riescono a sviluppare i giusti anticorpi; sinceramente a quel punto non ci ho pensato due volte, dando subito la disponibilità a procedere. Dopo dieci giorni in cui il mio sangue è stato analizzato seguendo i rigorosi protocolli imposti, ho ricevuto la chiamata della Dottoressa per comunicarmi l’idoneità; felice della risposta, ho concordato con lei il primo giorno utile per la donazione. È stata una bellissima esperienza, in cui tutto il personale e lo staff del reparto prelievi mi ha assistito ed illustrato il procedimento del macchinario per la donazione. Invito tutti coloro che come me hanno affrontato questo virus a donare, se fattibile, il proprio plasma affinché si possano aiutare altre persone che sono in condizioni peggiori”.